martedì 27 dicembre 2011

CMS e SEO? Ora si!

Abbiamo sempre affermato il contrario. Ora è il momento di cambiare posizione.

Non è un ripensamento, è un adeguamento. Ci riteniamo forti, ma non siamo gli unici "predatori". Il predatore migliore è quello che prima riesce ad adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali, prima che le condizioni lo costringano a cambiare.
Naturale.

Perché allora questo cambio di rotta. Perché oggi il CMS può essere un ottimo amico per il SEO?
Passiamo tutta la parte tecnica... su questa la nostra posizione non cambia. Utilizzare quindi un CMS è compito di professionista, che oltre a conoscere bene la piattaforma, la sa manipolare con codici nativi e non nativi e che va in soccorso delle eventuali "lacune" posizionando sapientemente codice di suo pugno.

Torniamo a noi.
Sappiamo che i motori (Google) si appoggiano più radicalmente di prima alla user-experience, cioè al modo in cui l'utente si raffronta col contenuto che trova su un sito web. Questo - per semplificare - tende a premiare il contenuto semantico della pagina, più che i vari codici sparsi nella pagina stessa.
Facile a dirsi, ma capiamo (un po') meglio.

Una qualsiasi azienda su internet ha come primo obiettivo convincere gli utenti che ha qualcosa in più - e di diverso - rispetto ai propri competitor.

Una pagina di presentazione del prodotto/servizio che sia esaustiva, completa, ben corredata fotograficamente, ben costruita a livello di markup su link e immagini (TAG TITLE e ALT) e diversa graficamente - in senso di originalità - con altri siti è di fatto - impossibile affermare il contrario - più appetitosa e appetibile per un cliente (e quindi per il motore).

Oltre a questo un altro dato importante è la freschezza del contenuto. Siamo d'accordo che un prodotto può restare invariato negli anni (ne siamo proprio sicuri?), ma gli elementi di contorno devono variare necessariamente (e sicuramente intorno a questo variano).
Possono uscire nuove leggi, norme, l'azienda può informare i clienti di iniziative, promozioni, prove, implementazioni, vendite, cambio di fornitori, cambio nel sistema di qualità o produttivo...
Ma detta così sembra che sia solo prerogativa della grande azienda.

Sbagliato.
Vediamo due esempi "piccoli".
La pizzeria che presenta il menù pur non cambiando pizze potrebbe comunicare ai clienti: promozioni, prossime chiusure, aperture straordinarie, nuovi servizi, nuovi ingredienti, riconoscimenti, ecc...
L'hotel invece potrebbe aggiornare i prezzi, preparare offerte, degustazioni, ecc...

Ecco. Pur non cambiando il fulcro dell'offerta, si attira la domanda fornendo informazioni fresche.
Non solo perché è come una zuppa che bolle e che non si vuol fare attaccare alla pentola, ma anche perché l'utente capirà che questo sito non è parcheggiato nel sottoscala o nella cantina dell'azienda, ma è di fatto un'estensione operativa dell'azienda.

Pensiamo - tornando alla pizzeria - se questa offre servizio di consegna a domicilio prenotabile dal web.
Il servizio può funzionare e quindi possiamo convincere l'utente, se dimostriamo che in questo momento siamo davanti al computer.
Quindi magari sono buone idee inserire tutti i giorni all'apertura una frase che avverte che gli operatori sono in linea pronti a ricevere prenotazioni... ma c'è anche un ben più sofisticato sistema di prenotazione che suggerisce orari ed eventuali ritardi di consegna.
Non è fantascienza... anzi... il tempo perso a gestire un sistema del genere sarebbe inferiore a quello di una normale telefonata.
Mediamente una telefonata ad una pizzeria a domicilio implica 1' 20" di conversazione e raramente si va sotto i 40". Gestire una prenotazione online - soprattutto se avviene tramite modulo form - riduce drasticamente questi tempi.

Insomma... CMS significa accesso diretto a tutto il contenuto. Possibilità di aggiornare le pagine con maggiore frequenza e intervento diretto da parte del cliente.
In tutto questo ovviamente c'è maggiore partecipazione da parte del cliente e questo potrebbe non essere semplice.
Però affrontiamo le cose un passo alla volta.

Andrea Testa

mercoledì 21 dicembre 2011

Negozio fisico o e-commerce?

Ieri ho avuto un colloquio telefonico, decisamente interessante con un cliente (potenziale). La discussione mi ha attirato così tanto, che alla fine gli ho chiesto se - con le dovute misure di sicurezza - potevo riportarla anche sul blog. Ha acconsentito, doppia dimostrazione di maturità.

Per semplicità e tutela privacy quindi, non dirò il nome del cliente, né l'attività, ed userò per sicurezza dati leggermente diversi e una tipologia commerciale assolutamente differente da quella del cliente.

L'oggetto della telefonata è stato:
Devo aprire un negozio di costumi da bagno. Mi sono fatto un'idea dei costi se lo apro "fisico", ma non so quali sono i costi se lo apro "virtuale". Possiamo fare una valutazione?

Ed io che in queste cose ci vado a nozze - spiegando comunque che la mia analisi sarebbe stata superficiale (ritagliata in mezzora di telefonata) - ho buttato giù due numeri basandomi ovviamente su tutti i mezzi che abbiamo a disposizione (AdWords, Analytics, Insights, Trends, Analisi dati di concorrenza...).

Per semplicità lo metto in discorsivo... dove A sono io e C è il cliente.

C: Devo aprire un negozio di costumi... e mi sono fatto due conti, così, abbastanza buttati lì, ma devo capire da quanti piani "si casca" se apro un punto vendita fisico... o se mi conviene aprirlo solo virtuale.
In pratica parto dal presupposto che almeno il primo anno non potrò contare (io spero il contrario) su uno stipendio faraonico, e quindi ho ipotizzato un utile al lordo di 30000 euro.
A questo devo aggiungere il costo di affitto. Il posto non è di primo piano ed il locale è piccolo, ma si parla comunque di 12000 euro annue. Mi servirà una commessa perché non posso stare sempre in negozio fisicamente... ma devo riflettere bene. Diciamo che questo potrebbe incidere - magari con un part-time - di altri 12.000 euro annui.
A questi vanno aggiunte le varie tasse e bollette (rifiuti, insegna, luce, acqua...) che ho calcolato possano incidere per - mediamente - 600/700 euro mese. Diciamo 600, anzi va, 500, e fanno altri 6000 annui.
Non mi viene in mente altro. Lei ha qualcosa da aggiungere?

A: La merce...

(mi interrompe)

C: Ah già... la merce... si, ma non influisce... grosso modo l'avrei anche col negozio virtuale. No?

A: Si, ma allora anche il suo compenso di 30mila... non possiamo metterlo nel conto.

C: Ah, si... giusto. Dunque, mi faccia prendere una penna...

A: Aspetti ho fatto io con la calcolatrice (pigro)... ha costi vivi pari a 30000 annui. Se naturalmente ci mettiamo anche la commessa. Fortunatamente non mi sembra una cifra impossibile.

C: No, no... ma è fissa. Mi spiego. Tra bollette e affitto questi soldi li spendo tutti gli anni. Sul web?

A: Si, ha anche qui costi fissi... ma sicuramente più bassi. Un sito e-commerce ad esempio lo ammortizza in almeno 2/3 anni.
Facciamo 2. Ipotizziamo che le costi 8000 euro. Calcoliamo 4000 per il primo anno. L'hosting. Serve di qualità... ma per partire possiamo pensare ad una soluzione con buon rapporto qualità/prezzo. Diciamo un'incidenza di 60 euro annui.
Non le serve la commessa... di fatto può lavorare anche dal divano mentre guarda la tv. E può pensare ad un aiuto se gli affari vanno particolarmente bene. Se ha molti ordini può pensare anche a prendere due aiuti. Ma per ora non calcoliamolo.

Quindi per ora abbiamo 4060 euro di costi contro i 30000 del negozio fisico.
Anzi... 8120 in due anni contro i 60000.

C: Bella differenza!!! Ma come lo faccio lavorare il sito?

A: con l'indicizzazione ad esempio. E qui l'aiuto bene... ho vari strumenti per fare un calcolo veloce e per comodità parleremo solo di accessi certi. Quelli di Google AdWords.
Posso affermare che un clic ci costa al massimo 0,15. Diciamo che all'inizio faremo fatica e che poi arriveremo a 0,15.
Dobbiamo capire di quanti clienti parliamo... ad esempio se volessimo investire i 52000 euro risparmiati dal negozio fisico, verrebbe... vediamo... 52000/0,15 = 346.666 clienti in due anni.
173.333 all'anno... 14.444 al mese, 481 al giorno...

E qui siamo andati avanti....
Insomma. Non commento. Ho fatto solo una cronaca.

Ci tengo a precisare che questa non è una verità assoluta e che i commercianti "fisici" non si devono sentire "traditi". E' chiaro che il mio esempio sarebbe ancora più eclatante se specificassi numeri e attività reali.

Andrea Testa

lunedì 19 dicembre 2011

Comprendere Google AdWords

L'oggetto è specificare le operazioni da fare atte al raggiungimento degli obiettivi di accessibilità al sito.
Ricordo sempre che il cliente deve essere informato sulla tipologia di servizio.
Si paga infatti per ottenere visite in funzione di un budget scelto.
Il servizio non è quindi votato alla visibilità perpetua.
Si ottiene visibilità in funzione prima di tutto del budget e secondariamente del CTR.

Il CTR esprime il numero percentuale di clic su 100 ricerche.
Questo è un dato importante, perché più è alto il CTR più le parole ottengono qualità e costano meno.

Paradossalmente però più è alto il CTR meno visibilità si ottiene.

Facciamo un esempio concreto (ma come tale, numericamente va trattato).

Supponiamo di pubblicizzare il sito di un pasticciere e di avere un punteggio di qualità 7/10 sulla parola "torte alla panna", con un costo di 0,20 a clic ed un budget di 1 euro al giorno.
Supponiamo di avere un CTR del 3%.
Quindi. Il budget mi fa avere 5 accessi. La mia visibilità giornaliera è di 166 impressioni.

Supponiamo ora che il CTR arrivi al 50%.
Questo porta (sempre per fare un esempio) la qualità a 10/10 ed il costo per clic a 0,10.
Quindi. Il budget mi fa adesso avere 10 accessi, ma la mia visibilità giornaliera passa da 166 a 20.

Detto questo è MOLTO importante che il cliente NON si cerchi.
Le ricerche abbassano il CTR e quindi danneggiano la campagna.

Come fa quindi il cliente a capire se il servizio funziona?
Prima di tutto Google Analytics.
Installandone il codice sul sito web, il cliente avrà accesso ai dati relativi a traffico su sito e visitatori.
Analytics servirà anche per canalizzare gli accessi.

Aspetto importante dell'indicizzazione è infatti capire la qualità del traffico.
E' inutile portare traffico che poi non naviga nel sito e quindi tale analisi porterà a capire quali parole sono più utili di altre.

Faccio un nuovo esempio esplicativo.
Supponiamo di avere come parole "torte alla panna" e (ne butto una assurda) "idee per golosi".
Scopriamo che "torte alla panna" canalizza peggio.
Cioè chi entra naviga meno pagine e sta meno tempo sul sito.
Chi entra invece con l'altra chiave non solo naviga, ma porta poi più clienti in negozio.

Ovviamente il mio esempio è plateale, ma questo è un SANO obiettivo del SEM.
Capire cioè che la campagna va ANCHE dove il target la porta e non necessariamente dove la si vuole portare.

Una chiave di successo di internet è proprio l'assecondare le scelte dei propri clienti.
Ricordiamo che è (ancora) una navigazione percentualmente da poltrona (PC + tablet) e che (per ora) solo una piccola parte di traffico avviene dalle protesi mobili come gli smartphone, che ci accompagnano ovunque.
Se sulla mia poltrona sto, voglio avere il telecomando... altrimenti se mentre tirano un rigore cambi canale, la prossima partita me la guardo da solo e da casa mia.

Andrea Testa

lunedì 12 dicembre 2011

Consiglio Web per Strutture Turistiche

L'annosa questione del "mostro i prezzi" o "nascondo i prezzi", alla quale spesso si ricorre quando vi è un calo prenotazioni su una struttura turistica, nasce spesso dall'eccessiva apprensione da parte del gestore.

La prima cosa da fare in questi casi è valutare il trend di richieste nel periodo relativo, ma degli anni precedenti. Su questa base è poi utile analizzare il trend dei 12 mesi precedenti e degli ultimi giorni (magari impostandone 30).
In questo caso Google Analytics e Google Insights sono ottimi punti di partenza.

Ripristinata un po' di cautela sulla situazione "storica", ciò non toglie che un calo è pur sempre un valore negativo al quale si deve correre ai ripari, o quantomeno tamponarlo e prepararlo per un successivo aumento.

A tal proposito è importante capire un elemento direi inopinabile.
Se un cliente richiede informazioni di prenotazione dopo aver visto il prezzo, significa che è altamente motivato al pernottamento.
Di contro, eliminando i prezzi, la richiesta cambia radicalmente.
Il "c'è posto?" si tramuta in "c'è posto e quanto costa?".

A tal proposito è quindi utile poter offrire un ventaglio di risposte utili in base all'attuale "booking score". E' vero cioè che il cliente riceverà più richieste, ma il suo obiettivo non dovrebbe essere rispondere alle mail, quanto riempire la struttura.

Quale è quindi questo ventaglio di risposte?
L'unico vantaggio di non mettere i prezzi è quello di poter formulare offerte diverse per clienti diversi in base all'effettiva disponibilità di camere.
Inutile rispondere sistematicamente: "il prezzo è questo".
L'utente che non contatta perché il prezzo è "non idoneo" è lo stesso che contatta la struttura e che alla ricezione del listino risponde "no grazie".

Andrea Testa

mercoledì 7 dicembre 2011

Come vendere Google AdWords

A settembre - vedi post Consulenza Google AdWords - abbiamo parlato di cosa significhi effettuare una consulenza e quali sono i suoi scopi primari.
Oggi vorrei analizzare invece cosa deve essere messo in chiaro quando si effettua una vendita del servizio.
Se è infatti vero che la Consulenza volge all'ottimizzazione della campagna, secondo i punti descritti nell'altro post, è altrettanto vero che tali punti se non scrupolosamente notificati al cliente, non vengono veicolati ad una vendita del servizio.

Analizziamo quindi alcune verità.

1) AUMENTO CONVERSIONI
E' l'oggetto dell'ottimizzazione. Ma fermiamoci un attimo su cosa sia una conversione.
Prendiamo in esame la compilazione di una form per richiedere un preventivo.
Il cliente è veramente interessato all'aumento di preventivi... o è più interessato all'aumento delle chiusure?
Cioè... è meglio ricevere 100 preventivi e chiuderne 3... O riceverne 3 e chiuderne 3?
Questo è un dato variabile.
Il cliente potrebbe essere comunque interessato ai leads... ma potrebbe - spendendo meno e passando meno tempo a rispondere - ottenere il medesimo risultato riducendo le conversioni.

2) ABBASSAMENTO DEI COSTI
Vero ma opinabile.
Abbattere il costo per clic di una parola è semplice, ma se poi in quella posizione converte meno, allora forse meglio rischiare l'innalzamento dei costi per ricevere più conversioni.
Esempio... Meglio una benzina che con 1 euro ti fa fare 10 Km... o una che con 2 euro ti fa fare 50Km?

Questi sono intanto due esempi che volevo sottoporre alla vostra attenzione.

Andrea Testa

giovedì 1 dicembre 2011

Tablet experience

Per come corre la tecnologia - o per come ci fa correre - ogni cosa che viene detta sparisce dai flutti un istante dopo.
Speriamo che questa breve analisi dicembrina duri almeno fino alla fine dell'anno.
Sto leggendo ultimamente (ma anche ascoltando) opinioni sui tablet. Dopo i nostri podcast nei quali parlavamo di smartphone come protesi tecnologiche, con i tablet il panorama cambia sensibilmente.
Prima di tutto essendo grandi non sono propriamente da passeggio… e quindi non possono essere interpretati come tecno-protesi. Non lo sono… nessuno si fermerebbe in mezzo di strada per tirare fuori dalla tasca un tablet poco più piccolo di un A4 e scoprire a quante centinaia di metri è la fermata della metro.
Quando lo avete visto fare a chi aveva il portatile… avete sempre pensato che fosse un esaltato… e magari invece, poveraccio, non avrebbe potuto fare diversamente. "Caspita… o me lo tolgo dalla borsa e cerco… oppure non arrivo a destinazione."

Ma il tablet non è né un computer, né un telefono, ovviamente.
E' una mezza stagione… né carne né pesce, via! Scherzi a parte è - concedetemelo - un costoso passatempo.
Escludiamo chi lo usa per lavoro.
Prendiamo i modi d'uso del tablet. Generalmente per sua conformazione si usa accompagnandolo con qualcosa… un po' come il vino. Non si beve da solo… quindi il tablet si usa davanti alla tv… o ascoltando musica (per fare alcuni esempi).

Sorge spontaneo porsi una domanda.
Se l'uso è subordinato ad una comunione di azioni… in che modo, chi sviluppa siti web o si occupa di posizionamento sui motori di ricerca, può agevolare il "tableter"?

Pensateci… perché stavolta non do' vere risposte.
Mi limito a buttar lì alcune idee:

1) informazioni semplici e menù di navigazione chiaro ed appariscente.
Si può anche scrivere di più rispetto ad un sito web (il tablet non deve sostituire i giornali?)… ma è importante agevolare la consultazione e l'azione.
2) annunci chiari ed essenziali, senza false promesse e utilizzando chiavi il più precise possibile. L'utente usa il tablet per passare il tempo… imparerà a cercare sul web grazie alla volontà di avere più tempo libero.
Meno impiega a spogliarsi, più si diverte. No?

Andrea Testa

sabato 19 novembre 2011

Il punto... prima di prendere sonno...

Quando non si sa cosa scrivere, perché grazie a Dio, il lavoro ti impedisce di pensare a qualcosa di intelligente da dire... ci si sdraia a letto e prima di dormire si pensa a mente aperta.
E' proprio vero che in quel momento... mentre ti sforzi di dormire perché hai poca voglia di pensare... tutto ciò che ti viene in mente è negativo... passa il sonno e allora è tutto più difficile. Sale l'ansia, aumenta la rabbia... e il sonno diventa tuo nemico... un miraggio.

Allora ti sforzi di pensare a cose allegre. In 40 anni ho riso tanto... però dopo 20 anni che fai lo stesso lavoro... ed un secondo prima ti sei bruciato il sonno, proprio per colpa di sfumature antiperfezionistiche che ti mangiano il fegato e che iniziano con la L come lavoro... allora bhé... ridi... ma pur sempre di lavoro parli.

Insomma... tutto questo per dire che... io ho una bella vita, la Blubit è una bella azienda... i nostri commerciali vengono "provvigionati" in modo importante... ma insomma... per ogni bravo commerciale ce ne sono 10 che non capiscono.

Una provvigione alta non è forse una risorsa?
Una provvigione alta non è forse un metodo per lavorare meno, ma con più intensità...?

Pare di no... provvigione alta vuol dire vendere a due spicci, tanto mi metto in tasca un sacco di soldi.

Arrivo a dire questo dopo cose apparse sul forum di AdWords... o lette in altre parti... dove si diffamano aziende (non la Blubit... ci mancherebbe) sane per come i commerciali propongono i servizi.

Insomma... ecco bene... insomma... l'ho già detto troppe volte in questo post... vuol dire che avrei voluto concludere il discorso prima di averlo iniziato.

Saluti
Andrea Testa

lunedì 31 ottobre 2011

Su YouTube: Casa Blubit e non Blubit

Tutto come sempre nasce da un perché. Se proprio devo scavare, il perché di questi (prima) podcast e (poi) video, era quella di testare la rete in ambito social media, ma non solo. YouTube stesso ha un suo SERP che oltre tutto è legato anche a Google.
La sfida era interessante.

Poi però analizzando i commenti e la partecipazione, ci siamo accorti che il pubblico era caratterizzato da addetti ai lavori, più che da nuovi clienti.
E questo non era previsto. Ma alla fine di tutto... quello che conta è la popolarità e l'affidabilità che il brand si crea.
Quindi... anche poter dare aiuto a colleghi era uno stimolo interessante.

Facendo girare questi contributi tra i nostri commerciali è inoltre emerso quanto questi potessero far comodo anche a loro. Concetti magari non chiarissimi, si stavano piano piano scavando un buco in un immenso muro di nebbia.

Dati interessanti e/ma fuori idea iniziale.

Poi è successo l'inverso.
Aumentando i contributi, questi sono diventati anche monetizzabili.
Infatti le guide non solo stanno premiando la nostra SEO... ma sono divenuti anche ottimi spunti per alcuni clienti.

"Mi spieghi questo?" - "Ma certo... guarda qui...".

Insomma... da una strategia di test, un ritorno sull'investimento inatteso e fortemente performante in termini di risparmio sulle ore della produttività.
Un video di 5 minuti, male che vada, ti snellisce il lavoro di decine di ore.

Alla fine però c'era da capire come effettuare la "regia" di questi (infine) video.
Vestirsi a festa, dalla bella e pulita scrivania dell'ufficio, con alle spalle quanto di bello e freddo l'ufficio può offrire... per cosa? Per fare una guida a persone (il 70%) che bene o male ti conoscono?

Interpretare le ore di ufficio per sfornare video sarebbe stato utile?

Non lo so. La risposta d'impeto è stata prima si.
Poi tirando le somme... forse no.

Costruire filmati da casa... nel "caldo" sole del meriggio... con luci che arrivano dai due acquari che ho nello studio... a volte la luce blu che mi trasforma in puffo... altre la luce bianca che mi rende poco presentabile... L'effetto non ha disturbato.
Il flusso è proseguito, i complimenti anche. Le nebbie sono state diradate. Il SEO restituisce un buon SERP.
Il ROI aumenta...

Insomma... nell'epoca degli acronimi... forse il "divano" di casa funziona pure meglio.

Andrea Testa

martedì 4 ottobre 2011

Blubit su YouTube

E alla fine arriva... Blubit.
Senza troppo farci pesare questo ritardo, ritengo che la piattaforma di condivisione video, rappresenti oggi il miglior veicolo per presentare contenuti di attualità.
Prima scatenante tra tutti... la forza SEO della piattaforma (anche in ambito SERP Google).

Avevamo iniziato realizzando podcast e sinceramente anche con discreto successo. Buone le critiche e i suggerimenti che arrivano e conseguente spinta a cercare sempre di far meglio.

Ma oggi YouTube è sicuramente molto più che un semplice podcast.
Prima di tutto la possibilità di vedere l'oratore, è sicuramente molto importante. Senza strafare con scenari costruiti e location da favola, parlare di internet o di quello che si vuole comunicare, attraverso il proprio ufficio è un modo sereno e sincero di avvicinarsi al cliente.

Il cliente - è evidente - è ancora restio ad un contatto esclusivamente telefonico.
La video-conferenza aiuta... e molto. Ma conoscere il proprio interlocutore, ancora prima di averci parlato è sicuramente un punto di vantaggio.

Non abbandoneremo i podcast (che sono raggiungibili nella nostra pagina cliccando qui), ma piuttosto li metteremo in pausa... proseguendo idealmente con il nostro canale video, del quale vi daremo presto notizie ed aggiornamenti.

Andrea Testa

domenica 18 settembre 2011

Consulenza Google AdWords

Promesse mantenute.
È questo il centro essenziale della consulenza su campagne Google AdWords. Questo perché il PPC - cioè il pay-per-clic, o meglio paga per ogni clic che ricevi - è essenzialmente la garanzia di ottenere risultati a fronte di una spesa (minima) da destinarsi ad ogni chiave di ricerca scelta.

Ora...
Dove punta però l'assistenza. La consulenza, cioè.
Essenzialmente il bravo professionista deve realizzare e concretizzare tre obiettivi primari:
  1. Ottimizzare la spesa: in pratica fare in modo che alzando la qualità delle parole chiave, si ottenga un costo per clic più basso rispetto alla precedente gestione;
  2. Aumento delle conversioni: la conversione è il raggiungimento di un obiettivo prefissato. La campagna deve quindi aumentare le conversioni, quando ottimizzata;
  3. Analisi scrupolosa delle statistiche: è infatti questo che determina il più concreto raggiungimento dei punti 1 e 2. Conoscendo - e analizzando - il percorso degli utenti sul sito, cioè leggendo i dati, si devono (attenzione, non uso la parola possono, ma DEVONO) raggiungere dati migliori.
Questo è ciò che dovete chiedere al vostro consulente AdWords.

Blubit in che modo può essere ritenuto un partner affidabile.
Prima di tutto è PARTNER CERTIFICATO GOOGLE ADWORDS. E inoltre Andrea Testa, che vi scrive, è uno dei tre TOP CONTRIBUTOR del Google AdWords Forum, rappresentando quindi l'unica agenzia italiana invitata a partecipare agli AdWords Breakout Session 1 e 2 del summit mondiale dei TC Google, tenutosi a Mountain View (California - sede centrale di Google) il 13 e 14 settembre 2011, dove erano presenti soltanto 35 TC al mondo.

Questo è il punto. Questa è una scelta vincente.

Andrea Testa

martedì 6 settembre 2011

Presentazione per TC Summit Google 2011

Rimettiamo per completezza il testo in italiano del video di presentazione di Andrea Testa, per il Summit dei Top Contributor AdWords che si terrà dal 12 settembre a Mountain View California, presso la sede di Google.


"Rappresentando e lavorando per un'agenzia, la mia posizione di Top Contributor nel forum di Google AdWords deve necessariamente essere monetizzata.
Questo non significa rispondere col conta chilometri acceso per cercare di risparmiare benzina… tutt'altro… proprio perché non solo ne va della mia faccia, ma anche di quella dell'azienda che rappresento, è necessario cercare di soddisfare sempre tutte le domande che vengono poste sul forum.
Partecipare come "contributor" è come fare da game-master in un gioco di ruolo. Sai bene che le domande, pur nella loro somiglianza, necessitano di risposte costruite a seconda del livello dell'utente che le posta… Personalmente quindi, mi piace dare risposta diretta a domanda specifica… riservando eventuali digressioni o approfondimenti complessi o costruttivi, ad utenti di livello superiore. Questo non vuol dire offrire talvolta risposte incomplete, ma solo cercare di mettere a proprio agio gli utenti in base alla familiarità che essi hanno sia col prodotto, che con la community.

Come azienda invece, al di là della speranza di fornire risposte affidabili aumentando la credibilità del brand, è anche un modo per mostrare ai propri clienti, ma anche a potenziali nuovi clienti, che l'azienda è presente e sicura del prodotto che offre. Questo non solo fidelizza mostrando affidabilità e competenza… ma è anche un ottimo veicolo di conversione… di fatto gli stai dicendo: "Ehi! Sono qui!"."

Il video è visibile a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=8fZ-Og_Syvw.

giovedì 28 luglio 2011

Come cambia il SEO (?)

Piccole considerazioni su un servizio da sempre basato su fatti poco concreti.
Sappiamo in pratica che l'obiettivo del SEO è la visibilità... con una spasmodica corsa alla prima pagina. I dati che poi emergono dalle statistiche sono però poco consolatori a livello di riscontro effettivo di pubblico che "visto" l'annuncio... e non letto... poi entra nel sito.

Alla base dell'indicizzazione... a meno che non si imposti una campagna di branding, c'è ovviamente la necessità di trasportare traffico sul sito.
Ed il dato comodo per analizzare questo numero è quello che comunemente si chiama CTR, cioè "click through rate". Semplicemente la percentuale di click che si ottengono ogni 100 visualizzazioni.

Capiamo il termine "visualizzazioni". Si intende il numero di volte che il sito appare nel SERP (nei risultati di ricerca) in seguito ad una combinazione di chiavi.

La nota dolente... quando vendono (vendiamo) il SEO, è che i dati dicono che in molti casi essere in basso in prima pagina, non è meglio - in termini di click - di essere in pagine molto più lontane.
Spesso è meglio una prima posizione in seconda pagina, ad una 9° in prima.

Fatta questa premessa arrivo al sodo.
Oggi i motori, soprattutto il motore, cioè Google, tendono a comprendere i gusti dell'utente (vedi ad esempio MI SENTO FORTUNATO), offrendo visualizzazioni "intelligenti" e calibrate dei risultati.
La stessa introduzione delle condivisioni dei link, o Google +, cercano di veicolare il traffico verso lidi sicuri, già visitati da utenti conosciuti e quindi a fidelizzazione più alta.
Questo è molto probabile che vada a variare enormemente la visualizzazione dei risultati, che già oggi - a seconda del tipo di ricerca impostata, non mostra più solo gli organici e gli sponsorizzati, ma anche le mappe e YouTube (video).

In pratica in una pagina di risultati abbiamo già due aiuti... il primo è la mappa geolocalizzata rispetto alla posizione dell'utente che cerca.
L'altra il "+" che deriva da annotazioni amiche.

Detto questo... sarà più facile vendere il SEO?
Si... se viene spiegato bene ed in modo corretto. Sono da sempre un sostenitore della REALTA'... cosa che a volte mi fa perdere clienti che non apprezzano di sentirsi dire "butti via soldi"... ma poi... tornano sempre... dopo qualche tempo... (sorrido)

Andrea Testa

sabato 2 luglio 2011

ROPO, cos'è e come funziona

ROPO (Research Online Purchase Offline) è probabilmente la meno utilizzata statistica di ricerca. Eppure il ROPO è essenziale nell'ambito di analisi di un sito web. Attraverso l'analisi delle chiavi e categorie di ricerca, è infatti possibile interpretare le tendenze di acquisto di un utente che cercando online, acquista poi offline.

Un'antica "bestia nera" nelle analisi di marketing, o meglio di web marketing, è proprio quella di estrapolare il ROI (Return on Investment) in base al raggiungimento di obiettivi o conversioni che avvengono fuori dal sito, ma grazie al sito.

Di fatto… l'utente entra su sito; da sito contatta l'azienda.
Abbiamo fondamentalmente 4 scenari:
a) il cliente compila una form: sicuramente il contatto perviene dal sito web
b) il cliente contatta tramite e-mail: il contatto è riconducibile a qualsiasi vettore pubblicitario nel quale sia presente la mail… potenzialmente anche un semplice biglietto da visita
c) un contatto telefonico: difficile da interpretare, se in fase di telefonata, l'operatore non chiede esplicitamente come l'utente sia venuto a conoscenza del recapito
d) la visita in negozio o presso punto vendita: spesso impossibile da sapere… soprattutto se il negozio in quel momento è pieno e c'è poco dialogo col cliente

Personalmente quando contatto un'azienda dico sempre - per deformazione professionale - in che modo l'ho trovata… ma questa non è l'abitudine comune.

Resta il fatto che a fronte di un investimento di TOT euro, il nostro cliente potrebbe non comprende l'effettiva efficacia della portante sito web.
Il rischio è che il cliente sia troppo "innamorato" dei tradizionali canoni di contatto, per comprendere che in realtà è proprio il sito che ha prodotto il risultato.

Ecco perché il ROPO ci aiuta.
Attraverso i numeri del ROPO, è infatti possibile creare una percentuale statistica sulla base dell'analisi di comportamento del percorso di un utente sul web.

Adesso semplifico per esigenze di sintesi:
Stabilito che - ad esempio - il 60% di chi compra il prodotto PIPPO offline, ha prima cercato informazioni sullo stesso prodotto online, e che di questo 60, il 70% (nb sono dati assolutamente ipotetici) ha cercato le informazioni direttamente su un sito web, ci consente di tracciare con un valore aggiuntivo le visite al nostro sito.

Il ROPO diventa però anche un elemento che può portare dati in chiave negativa.
Perché ovviamente con l'analisi dei dati, il rischio è che poi si arrivi a pensare (ma attenzione… potrebbe anche portare a CAPIRE) che il sito web produce meno contatti di quelli che tradizionalmente - numeri ROPO alla mano, i competitor ricevono.

Ma vediamo come intrecciare l'analisi dati.
Stabilito l'uso che un utente fa del sito web per recuperare informazioni, consente di comprendere ancora più efficacemente e solidamente i dati statistici.
Tempo su sito, pagine per visita, pagine di uscita, frequenza di rimbalzo, grazie al ROPO acquistano un nuovo valore, anzi meglio, una nuova variabile.

Insomma… pur rendendomi conto, che la mia disamina può sembrare sconclusionata ed incompleta, ad un occhio attento fornirà delle basi sulle quali poter costruire un'efficace analisi del funzionamento del sito web. Sia per quanto produce online… sia per quanto (in modo più nascosto, ma ora meno buio) produce offline.

Andrea Testa - SEO Blubit

mercoledì 29 giugno 2011

Google AdWords ed il Remarketing

Seppur apparentemente poco diffuso, il REMARKETING di Google AdWords - navigando con attenzione in rete - sembra aver preso un sopravvento nelle inserzioni pubblicitarie della cosiddetta rete display. In quei siti cioè che utilizzano la piattaforma Google AdWords, per mostrare annunci di inserzionisti che affrontano tematiche (ovviamente anche commerciali), correlate al contenuto della pagina che le ospita.

Ma in cosa consiste il remarketing.
Una volta provato è molto semplice... In sostanza si creano - attraverso il pannello di Google AdWords - dei cosiddetti elenchi di remarketing.
L'elenco serve a monitorare il comportamento di un utente sul nostro sito.

Ipotizziamo per esempio che gli elenchi siano legati a VISITATORI DEL SITO e UTENTI CHE NON HANNO CONTATTATO LA NOSTRA AZIENDA.

Dovremo creare due annunci.
Uno per tutti gli utenti e l'altro per gli utenti dai quali non avremo ottenuto un CONTATTO.

Il primo messaggio... ad esempio "Scopri le caratteristiche del nostro prodotto XXX", verrà visualizzato dagli utenti che non saranno entrati nel sito.
Il secondo messaggio dovrà essere visualizzato invece da quegli utenti, che pur entrando nel sito non ci avranno poi contattato. L'obiettivo del secondo messaggio è quello di provare a convincere l'utente "insoddisfatto".
Un messaggio potrebbe essere: "Il prodotto XXX non fa per te? Prova allora il prodotto ZZZ".

In questo modo gli utenti dai quali non avremo ottenuto feedback positivi, potranno quindi essere ricondotti sul nostro sito con un messaggio differente.

La creazione capillare di elenchi di remarketing (e relativi messaggi), creerà magnifici scenari che se sfruttati con attenzione miglioreranno le potenzialità del sito web.
L'utente infatti potrà ricevere gradualmente messaggi - mai ripetitivi e assillanti - cercando di arrivare più o meno velocemente, al meccanismo di interesse che produrrà il voluto raggiungimento dell'obiettivo.

Andrea Testa

martedì 31 maggio 2011

Analisi, SEO, analisi, SEM

Grazie all'analisi come abbiamo visto, si ottengono dati per comprendere l'andamento dei visitatori all'interno del proprio sito. Sapere con quali chiavi entrano (e non "ehi… con questa non mi trovano!"), vedere che percorso fanno i clienti... quanto tempo restano nel sito, nelle pagine, quante ne guardano, da quali escono.
 Insomma comprendere del nostro vestito quale accessorio suscita colpi di fulmine e quale invece ci butta nella mischia.

Tutto ciò è fondamentale in ambito SEO... non tanto come miglioramento del dialogo con i motori di ricerca, ma per provare a dialogare con specifiche pagine con i motori.
In ambito SEO, una volta ottimizzato un contenuto, si parte dal presupposto che questo sia anche comunicativamente (meglio, semanticamente) sposato con le chiavi che vi conducono. Sarà infatti poi il SEM - applicato ai dati analitici - a fare il lavoro di fino.

È curioso quindi capire come tutto parta dai numeri e tutto finisca nei numeri.
Abbiamo sempre detto che un sito internet è pubblicità sul web, ma poi si sente spesso dire riferendosi ad un grafico web o ad un SEO... "il programmatore".
Sono personalmente contrario a questo termine. Il programmatore è un formidabile creatore di software.
Ma non può essere un formidabile creatore di siti web... perché non capirà mai perché le cose devono tornare al pixel.
Così come il grafico non potrà mai essere un abile analista marketing... perché spesso antepone al concetto di utile, quello di "bello".
Insomma servono tutti e tre. E questo deve essere capito... altrimenti si vivrà in un limbo dove avremo un sito web che nella migliore delle ipotesi copre 2 aspetti su 3.

E noi l'abbiamo sempre detto... un sito web per funzionare non deve necessariamente essere bello.
Vale l'esempio del supermercato... se io sono abituato ad andare in un supermercato, quando poi entro in un altro non devo essere spaesato da cosa mi trovo davanti... avrò sempre le verdure all'inizio e i surgelati alla fine... altrimenti non solo ridurrò le vendite... ma creerò disagi... immaginate mettere i surgelati all'inizio... alla fine della spesa sarebbero da buttare.

Questo è il concetto semplice che deve essere applicato anche quando si realizza un sito web.

sabato 14 maggio 2011

Parlando ancora di SEO

SEO puro. Il peggior nemico di qualsiasi azienda.

Perché è l'unico che non garantisce mai niente di certo. È una competizione lunga, una lenta partita a scacchi che apparentemente può anche non dare subito i risultati sperati in ambito di visibilità. Ma un SEO non si limita a incasellare le chiavi. Anche perché pensiamoci bene. Se esistesse la garanzia di risultato non più di 10 aziende per settore potrebbero godere dei benefici di un SEO; tante quante sono le aziende che figurano nella prima pagina del SERP, cioè la pagina dei risultati… di fatto ricompensare economicamente un SEO, sarebbe un'esclusiva di una manciata di aziende al mondo.


Finirebbe la rete.

Il SEO è gemello del marketing. Marketing è analisi dei dati. Reportistica, obiettivo e conversione. Ecco perché è importante abbinare sempre alle nostre campagne SEO, l'inclusione di statistiche precise, capillari... che niente lasciano al caso.

mercoledì 27 aprile 2011

SEO e Branding

Garantire la visibilità e l'efficacia del marchio in rete. L'azienda ha bisogno di credibilità. Deve stimolare la rete a far parlare di sé. Blog, FaceBook, Twitter, Feed, YouTube... l'allestimento di tutta l'impalcatura social - o web 2.0 - aiuta il naturale incremento di quella che viene comunemente chiamata link popularity. In pratica diventa fondamentale, far sì che molti siano i siti nella rete che parlano del nostro (o per mano del nostro). 
Sviluppare in pratica una ragnatela dedicata ed esclusiva, dove si parla, si comunica e si condivide.

È fondamentale un'analisi nella redazione dei contenuti e l'imporsi - rispettandola -  un'agenda elementare su come e quando effettuare post. 
In questo ambito diventano fondamentali altri interventi legati alle campagne SEM. Ad esempio estendere il proprio annuncio sulla rete display di Google AdWords e agire su questa con una campagna di REMARKETING, è una scelta naturalmente vincente.
 Si consente in pratica al proprio sito web di parlare in modo personalizzato ai propri utenti. Un messaggio a chi ci visita per la prima volta ed uno dedicato a coloro che tornano, magari senza aver comprato, cioè, tecnicamente senza aver CONVERTITO.

domenica 17 aprile 2011

Blog SEO - parte 2

Proseguiamo con l'analisi sul posizionamento nei motori di ricerca, sperando di offrire buoni spunti di partenza. Oggi vorrei parlare delle chiavi di ricerca o keywords, soffermandomi velocemente su quale dovrebbe essere il percorso che porta ad ottimizzarle.

Vediamo: analisi delle chiavi attuali. Verifica delle chiavi alternative ed inserimento delle chiavi inverse. In sostanza non solo si lavora su cosa serve, ma anche su cosa non serve. Annullare infatti la visualizzazione del proprio annuncio quando si parla di altro, o meglio si cerca altro, garantisce in percentuale un numero di click validi superiore. 
In pratica, per fare un esempio, se vendo prodotti a base di pesca (inteso come frutto) devo far capire che i miei annunci non devono interessare a chi invece cerca "pesca" come sport o hobby.

Dobbiamo quindi capire come il sito esprime semanticamente questi concetti. Verificare quindi i testi, i codici di dialogo del sito, la mappa - e la sitemap.xml - le indicazioni che ci forniscono le statistiche. Puntare poi molto sul dialogo del sito con browser o device alternativi ad un semplice computer, veicolando quindi le informazioni. Garantire che il sito sia ugualmente visibile a prescindere da come, dove e da chi lo consulta.

Alla prossima...
Andrea Testa

domenica 10 aprile 2011

Blog SEO - parte 1

Mentre è probabile che una parte delle aziende – soprattutto medio grandi – utilizzino un proprio web master interno, o comunque abbiano un IT abilitato alla realizzazione e manutenzione di siti internet, in ambito SEO e SEM è improbabile che un'azienda, a prescindere dalla sua grandezza, utilizzi una figura professionale indicata a svolgere unicamente questo compito. E' improbabile che  un'azienda abbia un SEO interno.

Il lavoro legato al SEO, cioè al'ottimizzazione dei contenuti – e non solo – del sito web per i motori di ricerca, è un continuo uso di tempo e risorse che oltretutto limiterebbe l'apprendimento di tutti i canoni che occorrono all'estensione dedicata degli indici, per garantire un buon risultato dal SEO stesso.

Di fatto non è semplicemente conoscere una lingua. SEO è conoscerle tutte. E l'unico modo di conoscerle tutte, è tramite la maturazione di esperienze che si hanno solo quando si gestiscono tante campagne e su settori diversi.
Cioè... ciò che si può imparare ottimizzando SEO un'azienda che noleggia prefabbricati, può essere messo a disposizione e divenire un tesoro prezioso anche nella vendita di materassi.

Avere un SEO interno è quindi un rischio. Costoso oltretutto.
Il costo di un dipendente specializzato, un professionista del SEO, è inferiore o superiore a far gestire la propria campagna SEO e SEM ad un professionista o ad un'azienda in outsourcing?

Sicuramente un professionista esterno costa molto meno. Non vi sono paragoni.
Cio' che può alzare il costo della gestione in generale è il pay-per-click, l'uso cioè di budget da destinare ai click sicuri. Ma di fatto questo sarebbe comunque un costo. E come tale andrebbe ottimizzato.

Il SEO ha anche il compito di migliorare il ritorno sull'investimento della campagna (ROI), migliorare con annunci (comunicazione) la percentuale di click ottenibili ogni 100 visualizzazioni (CTR) ed alzare quindi la qualità della keyword (principale processo di keyword advertising nel SEM).
Il compito di un professionista dell'ottimizzazione e gestione di una campagna SEO e SEM, è quindi quello di ridurre i costi aumentando il fatturato.
Gestire una campagna SEM in autonomia, anziché farla gestire da un professionista comporta quindi uno svantaggio economico. Una buona campagna può infatti ridurre il costo per click nelle occorrenze sponsorizzate di Google AdWords anche di un 50/60%.

In pratica (per fare naturalmente solo un esempio) se da sola un'azienda che si autogestisce arriva a spendere 1 euro per una parola, il professionista lo porta a 0,40. Cioè mantenendo lo stesso budget si fanno 2.5 accessi contro 1. Immaginate con un budget anche di soli 100 euro.

giovedì 17 marzo 2011

Indicizzazione sito Flash

Chissà quanti avranno fatto questa ricerca su Google. Con la speranza di sapere se un sito FLASH sia o meno indicizzabile. Come abbiamo visto in qualche post indietro... o come postato a suo tempo su Twitter, la posizione ufficiale del Motore con la M maiuscola, Google... è che si, un sito FLASH comunica con il motore.

Ne sono prove evidenti, molti siti web da noi realizzati.

Flash però può peccare nel keyword advertising in pay-per-click, perché ovviamente si rischia un collasso del punteggio di qualità, dovuto ai contenuti assenti (almeno al momento) nel dialogo con gli annunci sponsor.

A nostro parere, anche se ultimamente usiamo meno questa tecnologia, lo spazio creativo e comunicativo di una web agency non dovrebbe essere domato.
Molti ancora vedono in Flash uno strumento di spicco rispetto ad altre tecnologie... magari perché HTML5 non si è ancora affermato in rete.

Ad ogni modo riconfermiamo la verità dell'affermazione, che condividiamo da anni: Si. Un sito Flash è indicizzabile.

Andrea Testa

domenica 13 marzo 2011

Quanto è utile il dominio nel SEO?

Si trovano varie posizioni sull'importanza del nome a dominio nel SEO. Direi che in questo caso è bene stare in una posizione intermedia, seppur quanto abbia letto in questi anni, non sia mai totalmente sbagliato. A differenza di punti di vista su altri temi, nel dominio emergono alcune verità... Vediamole:
  • il nome a dominio è SICURAMENTE una chiave di ricerca
  • il nome a dominio dovrebbe contenere non solo il nome dell'azienda, ma anche il suo core business. Ad esempio se sono un biscottificio di nome Camilla, potrei utilizzare il dominio "camillabiscotti", o "biscotticamilla"
  • se il dominio è già stato registrato da un'altra azienda, si potrà registrare il dominio con i separatori a segno "meno", cioè "-". Quindi il suddetto biscottificio potrebbe registrare ad esempio "camilla-biscotti". Registrare un dominio con separatore ha tre svantaggi però... si ricorda peggio, si pronuncia peggio e quindi, come terzo punto derivante, ispira meno fiducia.
Quanto detto sopra è quanto si deve verosimilmente costruire quando si decide di registrare un dominio SEO oriented.

Ma qui appare un'altra verità... Quanto è rilevante ai fini di un buon posizionamento? Davvero poco... ma visto che tradizionalmente "tutto fa brodo", direi che un occhio di riguardo gli andrebbe rivolto.

Andrea Testa

sabato 26 febbraio 2011

Google Wonder Wheel

*** Attenzione, il servizio Google Wonder Wheel è attualmente stato rimosso ***

È un altro dei capolavori di ingegno di Google... e come tanti altri capolavori (non solo di Google), ha da faticare per essere riconosciuto come tale.
Lo abbiamo tante volte detto anche per i feed.
Wonder Wheel (vedi anche http://www.googlewonderwheel.com/) è uno strumento della ricerca, che mostra all'utente quali sono le chiavi correlate e rilevanti.

Come funziona:
Si effettua una ricerca su Google. Nella colonna di sinistra si clicca su PIU' STRUMENTI.
Menù TUTTI I RISULTATI... troviamo WONDER WHEEL.

Ed in questo modo entriamo nel mondo delle meraviglie della nostra ruota.

Perché è utile in ambito SEO e SEM:
Perché mostra i termini correlati ed al tempo stesso indica in modo evidente le chiavi inverse. In pratica in questo modo si accede sia ai termini strettamente indicanti il motivo della ricerca, ma al tempo stesso ci mostra chiavi - eventualmente legate ad essa - che però non sono attinenti.
Un esempio? Cercate "pesca" con l'intento di fare una campagna sul frutto. Wonder Wheel non solo mostra le attinenze, ma anche (ovviamente) altre parole che a noi non servono.
Nel nostro esempio ovviamente abbiamo utilizzato un elemento volutamente anti-semantico. Ma le potenzialità di WONDER WHEEL sono soprattutto quando invece c'è una forte necessità di ottenere una ricerca semantica.
Perché a prescindere da come noi pensiamo, il motore di ricerca, democratico per definizione, ci mostrerà tutto un nuovo mondo... un mondo "meraviglioso" in quanto a varietà.

Andrea Testa

domenica 20 febbraio 2011

Flash & SEO

Arcano mistero... o meglio "ar cane"... perché ormai è una falsa chimera. Affrontare una campagna SEO e quindi stimolare le capacità di un SEO professionista, non può scontrarsi con la falsa (e tendenziosa) affermazione che FLASH (Adobe) e i motori di ricerca, non vanno d'accordo. E' chiaro che quando parliamo di motori dobbiamo fare riferimento al MOTORE. Tutto il resto porta poco traffico e serve soprattutto in termini di link popularity.
Google apprezza (attenzione... apprezza, non è che ne vada matto) i siti fatti in flash. E' chiaro che l'operato del SEO deve sopperire alle eventuali mancanze di testo PURO con vari escamotage riportati sportivamente nelle pagine e senza essere truffaldini. Se il contenuto delle pagine infatti è meno evidente e pronunciato di un sito puro testo, è chiaro che devono intervenire altri parametri.

Ma dai nostri CASE STUDY è evidente come in termini di visibilità e traccia dei contenuti, Google non solo "apprezza" il contenuto FLASH di un sito, ma lo usa (pescando dal suo testo che deve essere testo reale e non tracciato) nella descrizione del risultato.

Diffidate dunque da chi vi dice con la massima certezza che Flash non è indicizzabile. Flash è uno strumento che per molti rappresenta il core business aziendale, penalizzare questa fetta (anche ampia) di professionisti condurrebbe ad un web monotematico ed in efficace... oltre che monotono.

Spazio quindi al FLASH - se lo desiderate - senza precludere MAI la creatività, ma facendo SEMPRE attenzione che questa NON degeneri a sfavore della comunicazione.

NB. Abbiamo parlato di SEO.

Andrea Testa

martedì 15 febbraio 2011

Analisi dati CTR

Vorrei pubblicare una serie di numeri relativi al CTR derivante dai click su posizionamenti organici e sponsorizzati in prima pagina di Google. Ho pensato però che soluzioni di questo genere siano più idonee ad una sezione CASE HISTORY (o case study) che prima o poi implementeremo sul nostro sito web... Ed allora come sempre diciamo, VI DOVETE FIDARE.

E' chiaro che tutti i San Tommasi del pianeta - e che ci leggono - vorranno dei numeri concreti ed un'analisi basata su grafici e dati reali. Questo per il momento non possiamo farlo.

Ma l'oggetto del contendere è comunque il dato CTR che emerge.
Analizzando un campione di realtà in diversi settori che con la stessa parola compaiono sia nelle prime posizioni organiche (le prime 3/4) della prima pagina, sia nelle prime posizioni sponsorizzate, il CTR è tra 5 e 10 volte più alto sulle sponsorizzate che nelle organiche.

Questo fondamentalmente significa che la fiducia in un annuncio corretto e ottimizzato è attualmente più focalizzata alla corrispondenza pay che a quella free.

Purtroppo l'uso smodato e piratesco (soprattutto in passato) degli indici sulle pagine organiche, ha portato ad un disamore e disinteresse nei confronti di questi risultati, privilegiando quindi accessi che con pochi click - e di conseguenza con poca selezione nella scelta - portino ad un risultato preciso, in base alla reale attinenza con la ricerca.

Insomma... gli utenti si fidano di più di chi paga... piuttosto di chi "non è disposto a pagare"... e se pensate che ottimizzare in SEO è più costoso comunque che ottimizzare in SEM... il gioco è fatto.

venerdì 28 gennaio 2011

La cultura del lavoro, il SEM ed i FEED

La cultura del lavoro è quella che - valutate le proprie forze - ti mette in condizione di capire che il mondo non ruota intorno a quello che vorresti essere. Il mondo ruota intorno a quello che sei.

(chiusa parentesi)

Parliamo di cose serie... Annunciamo con ritardo l'uscita dell'ultimo podcast (che diverrà presto penultimo), dedicato al SEM.
Dopo aver parlato del significato di SEO (Search Engine Optimization), nell'ultimo podcast (disponibile qui: http://itunes.apple.com/podcast/blubit/id397601289) affrontiamo il Search Engine Marketing.

Tanto per fare le cose al contrario di come devono essere fatte (mi riferisco al forum... eh...) anticipiamo l'uscita del podcast dedicato ai FEED, nel quale indichiamo il perché questi siano utili in ambito indicizzazione e senza analizzarne il reale veicolo di utilizzo.
Un modo nuovo (e quasi "segreto") di interpretare questi gioielli di programmazione.