giovedì 28 luglio 2011

Come cambia il SEO (?)

Piccole considerazioni su un servizio da sempre basato su fatti poco concreti.
Sappiamo in pratica che l'obiettivo del SEO è la visibilità... con una spasmodica corsa alla prima pagina. I dati che poi emergono dalle statistiche sono però poco consolatori a livello di riscontro effettivo di pubblico che "visto" l'annuncio... e non letto... poi entra nel sito.

Alla base dell'indicizzazione... a meno che non si imposti una campagna di branding, c'è ovviamente la necessità di trasportare traffico sul sito.
Ed il dato comodo per analizzare questo numero è quello che comunemente si chiama CTR, cioè "click through rate". Semplicemente la percentuale di click che si ottengono ogni 100 visualizzazioni.

Capiamo il termine "visualizzazioni". Si intende il numero di volte che il sito appare nel SERP (nei risultati di ricerca) in seguito ad una combinazione di chiavi.

La nota dolente... quando vendono (vendiamo) il SEO, è che i dati dicono che in molti casi essere in basso in prima pagina, non è meglio - in termini di click - di essere in pagine molto più lontane.
Spesso è meglio una prima posizione in seconda pagina, ad una 9° in prima.

Fatta questa premessa arrivo al sodo.
Oggi i motori, soprattutto il motore, cioè Google, tendono a comprendere i gusti dell'utente (vedi ad esempio MI SENTO FORTUNATO), offrendo visualizzazioni "intelligenti" e calibrate dei risultati.
La stessa introduzione delle condivisioni dei link, o Google +, cercano di veicolare il traffico verso lidi sicuri, già visitati da utenti conosciuti e quindi a fidelizzazione più alta.
Questo è molto probabile che vada a variare enormemente la visualizzazione dei risultati, che già oggi - a seconda del tipo di ricerca impostata, non mostra più solo gli organici e gli sponsorizzati, ma anche le mappe e YouTube (video).

In pratica in una pagina di risultati abbiamo già due aiuti... il primo è la mappa geolocalizzata rispetto alla posizione dell'utente che cerca.
L'altra il "+" che deriva da annotazioni amiche.

Detto questo... sarà più facile vendere il SEO?
Si... se viene spiegato bene ed in modo corretto. Sono da sempre un sostenitore della REALTA'... cosa che a volte mi fa perdere clienti che non apprezzano di sentirsi dire "butti via soldi"... ma poi... tornano sempre... dopo qualche tempo... (sorrido)

Andrea Testa

sabato 2 luglio 2011

ROPO, cos'è e come funziona

ROPO (Research Online Purchase Offline) è probabilmente la meno utilizzata statistica di ricerca. Eppure il ROPO è essenziale nell'ambito di analisi di un sito web. Attraverso l'analisi delle chiavi e categorie di ricerca, è infatti possibile interpretare le tendenze di acquisto di un utente che cercando online, acquista poi offline.

Un'antica "bestia nera" nelle analisi di marketing, o meglio di web marketing, è proprio quella di estrapolare il ROI (Return on Investment) in base al raggiungimento di obiettivi o conversioni che avvengono fuori dal sito, ma grazie al sito.

Di fatto… l'utente entra su sito; da sito contatta l'azienda.
Abbiamo fondamentalmente 4 scenari:
a) il cliente compila una form: sicuramente il contatto perviene dal sito web
b) il cliente contatta tramite e-mail: il contatto è riconducibile a qualsiasi vettore pubblicitario nel quale sia presente la mail… potenzialmente anche un semplice biglietto da visita
c) un contatto telefonico: difficile da interpretare, se in fase di telefonata, l'operatore non chiede esplicitamente come l'utente sia venuto a conoscenza del recapito
d) la visita in negozio o presso punto vendita: spesso impossibile da sapere… soprattutto se il negozio in quel momento è pieno e c'è poco dialogo col cliente

Personalmente quando contatto un'azienda dico sempre - per deformazione professionale - in che modo l'ho trovata… ma questa non è l'abitudine comune.

Resta il fatto che a fronte di un investimento di TOT euro, il nostro cliente potrebbe non comprende l'effettiva efficacia della portante sito web.
Il rischio è che il cliente sia troppo "innamorato" dei tradizionali canoni di contatto, per comprendere che in realtà è proprio il sito che ha prodotto il risultato.

Ecco perché il ROPO ci aiuta.
Attraverso i numeri del ROPO, è infatti possibile creare una percentuale statistica sulla base dell'analisi di comportamento del percorso di un utente sul web.

Adesso semplifico per esigenze di sintesi:
Stabilito che - ad esempio - il 60% di chi compra il prodotto PIPPO offline, ha prima cercato informazioni sullo stesso prodotto online, e che di questo 60, il 70% (nb sono dati assolutamente ipotetici) ha cercato le informazioni direttamente su un sito web, ci consente di tracciare con un valore aggiuntivo le visite al nostro sito.

Il ROPO diventa però anche un elemento che può portare dati in chiave negativa.
Perché ovviamente con l'analisi dei dati, il rischio è che poi si arrivi a pensare (ma attenzione… potrebbe anche portare a CAPIRE) che il sito web produce meno contatti di quelli che tradizionalmente - numeri ROPO alla mano, i competitor ricevono.

Ma vediamo come intrecciare l'analisi dati.
Stabilito l'uso che un utente fa del sito web per recuperare informazioni, consente di comprendere ancora più efficacemente e solidamente i dati statistici.
Tempo su sito, pagine per visita, pagine di uscita, frequenza di rimbalzo, grazie al ROPO acquistano un nuovo valore, anzi meglio, una nuova variabile.

Insomma… pur rendendomi conto, che la mia disamina può sembrare sconclusionata ed incompleta, ad un occhio attento fornirà delle basi sulle quali poter costruire un'efficace analisi del funzionamento del sito web. Sia per quanto produce online… sia per quanto (in modo più nascosto, ma ora meno buio) produce offline.

Andrea Testa - SEO Blubit